Quale è stato l’impatto della pandemia sullo screening, ovvero la diagnosi di un tumore prima della comparsa dei sintomi, dei principali tumori?

Alcuni ricercatori americani hanno cercato di rispondere a questo quesito (1). Sono andati a vedere quanti esami di screening (mammografie, Pap test, colonscopie, PSA, TAC a basse dosi di radiazione) sono stati eseguiti nel periodo dei tre mesi della prima ondata della pandemia (marzo-giugno 2020) e quante diagnosi di tumore sono state fatte grazie a questi esami nel medesimo periodo. Questi dati (numero di esami, diagnosi fatte) sono stati confrontati con gli stessi del trimestre corrispondente dell’anno 2019, con quelli del trimestre precedente del 2020 e con quelli del trimestre successivo.

I dati raccolti dicono che nel trimestre “pandemico” sono stati eseguiti ¼ degli esami di screening eseguiti negli altri trimestri di confronto, sia i precedenti sia il trimestre successivo.

Questo ha comportato una perdita stimata di 1400 diagnosi tumorali, ma con una percentuale maggiore di test di screening che hanno comportato una diagnosi durante il trimestre pandemico, segno del fatto che i pazienti ad alto rischio di sviluppare un tumore hanno eseguito comunque i loro controlli.

La ripresa degli screening nel trimestre post pandemico è stata buona con numeri simili ai trimestri di confronto.

Nel nostro paese i dati raccolti dall’osservatorio Nazionale Screening (2), documentano una perdita di esami percentuale media di circa il 53% nei primi 5 mesi del 2020 rispetto all’anno precedente; se guardiamo ad esempio alle sole mammografie con un ritardo stimato di 2,7 mesi. Inoltre, si stima che il ritardo nello screening stia aumentando anche per le modalità organizzative necessarie per garantire il distanziamento fisico dei cittadini che si sottopongono agli screening. Le diagnosi in meno di tumore al seno si stimano in circa 2000.

In Francia uno studio su base nazionale (3) ha osservato una riduzione delle nuove diagnosi nei primi 5 mesi, in particolare di tumore della mammella, che non è stata compensata negli ultimi mesi del 2020. Lo stesso studio ha stimato un aumento nei prossimi anni delle morti dovute a cancro di 1000-6000 casi, numero che tiene conto sia dell’impatto dovuto al ritardo della diagnosi sia a quello legato al ritardo delle cure.

Il ritardo diagnostico può comportare un aumento delle diagnosi con uno stadio più avanzato (tumori più grandi, con una maggior percentuale di coinvolgimento dei linfonodi loco-regionali) (4), il che si concatena alla necessità di cure più aggressive e a un effetto negativo sulla sopravvivenza globale delle pazienti.

Dobbiamo tenere a mente, da una parte, che la stessa malattia tumorale può essere vista come una pandemia che affligge circa 10 milioni di persone all’anno, e dall’altra che è possibile che si verifichino ancora ondate pandemiche; pertanto, è fondamentale tornare a farsi curare e riorganizzare nel modo più efficiente possibile i diversi sistemi sanitari per affrontare la convivenza con questo o qualche altro virus (5).

Sono stati fatti e si stanno facendo tutti gli sforzi possibili per portare avanti le diagnosi, riprendere gli screening e mantenere il tasso di diagnosi grazie all’emanazione di linee guida. Per il tumore della mammella l’esame diagnostico “in presenza” è al momento irrinunciabile, tuttavia è necessario ribadire che una corretta educazione delle donne all’autopalpazione e all’osservazione delle modifiche del proprio seno (comparsa di pinzature della cute, arrossamenti, secrezioni dal capezzolo ad esempio) è un tassello fondamentale per la diagnosi di un tumore mammario, soprattutto “nell’intervallo di screening”.

Bibliografia

  1. Bakouny Z, et al. Cancer screening tests and cancer diagnoses during the COVID-19 pandemic. JAMA Oncol 2021; 7: 458–460.
  2. Osservatorio Nazionale Screening. Rapporto sui ritardi accumulati alla fine di maggio 2020 dai programmi di screening Italiani e sulla velocità della ripartenza. A cura del Gruppo di lavoro ONS.
  3. Blay JY. Delayed care for cancer patients with newly diagnosed cancer due to COVID-19 and estimate impact on mortality in France. ESMO Open 2021; 6: 100134.
  4. Toss A, et al. Two month stop in mammography screening significantly impacts on breast cancer stage at diagnosis and upfront treatment in the COVID era. ESMO Open 2021; 6: 100055.
  5. Basu P, et al. Cancer screening in the coronavirus pandemic era: Adjusting to a new situation. JCO Glob Oncol 2021; 7: 416–424.